sabato 17 maggio 2014

Manifesto ribelle per filosofi giardinieri



«[…] Il Giardino non è mai perduto. Così, essendo troppo vecchio per credere alle rivoluzioni, non avendo mai avuto gusto per i manifesti politici, io non raccomando che una forma di ribellione: il giardinaggio. Fate giardini! Veri giardini, naturalmente, luoghi indomiti, fuorilegge. Io, che sono sempre stato allergico alla civiltà, con questo sangue di barbaro dell’estremo Nord che mi scorre nelle vene, ho curato un giardino selvatico. Voi scegliete lo stile che vi confà. Tracciate il vostro disegno sulla faccia della Terra, che si presta sempre volentieri ai sogni dell’uomo, piantate un giardino e prendetevene cura. E proteggete anche quelli che restano e resistono, i vecchi luoghi abitati dalle piante che arrivano da lontano e continuano a sognare, nonostante l’insensato baccano che li circonda. Lavorate con i poeti, i maghi, i danzatori e tutti gli altri artigiani dell’invisibile per rimettere al suo posto il mistero del mondo. Ciò facendo, affronterete le forze contrarie che oggi sembrano più potenti che mai. Non opporrete al sistema un’ideologia o un progetto politico, ma un semplice luogo con i suoi semplici valori. Non avrete il desiderio assurdo di cambiare il mondo: farete solo un piccolo spazio alla vita. La natura vi offre questa possibilità. Sicuramente non sarete soli in questa battaglia – benché sia improprio definire “battaglia” quest’opera tanto gradevole, dolce, colma di belle sorprese e di ricompense. Gli dèi sono dalla vostra parte. Sì, quegli dèi che si è voluto scacciare, anche loro esuli sulla Terra, ma sempre infinitamente più saggi dei mortali. Stanno aspettando gli uomini, sorridendo dei loro errori e delle loro speranze, dietro il cancello aperto del giardino.»

Tratto da Jorn de Précy, E il giardino creò l’uomo, Milano 2013.

Nessun commento:

Posta un commento